Shiatsu

La riflessione di Alessandro Cecioni, un educatore dell’A.I.A.B.A., sui Gruppo Shiatsu:

L’idea di organizzare un “gruppo shiatsu” è nata inizialmente dall’osservazione che praticamente a tutti i nostri ragazzi – quali che fossero le loro caratteristiche – era gradito il momento del rilassamento (massaggi e contatti rilassanti) alla fine dei “gruppi palestra” che si svolgono all’A.I.A.B.A.. Unite a ciò alcune considerazioni apparentemente quasi in contraddizione sull’importanza dell’aspetto della fisicità e dell’esperienza della corporeità da parte dei nostri ragazzi. Questa pur essendo un punto basilare per intraprendere qualsiasi percorso riabilitativo viene spesso vissuta come fonte di ansia e paura: i propri “confini” vissuti come labili frontiere rispetto ad un mondo di stimoli abnormi e ingestibili. Ho pensato allora allo shiatsu. Questo poteva essere il canale adatto per affrontare questo aspetto delicatissimo.

Così semplicemente ho bussato e ho chiesto…

Ho proposto ai responsabili dellAccademia Shiatsu Do di Firenze di fare un tentativo di avvicinare un piccolo gruppo dei nostri ragazzi a questa esperienza. Alla prima riunione con lo staff mi sono sentito in dovere di spiegare che nessuno sapeva come sarebbe andata e che era bene non farsi troppe aspettative ed è stato bello trovarsi subito in piena sintonia. Si trattava di un’avventura e come tale veniva affrontata: con curiosità, emozione e …spirito libero! Viziato, ahimè di istituzione mi ero anche preparato i profili di tutti i possibili candidati che (per fortuna) all’ultimo momento non ho tirato fuori. E’ stato bello vedere le persone coinvolte scegliersi spontaneamente…in base a cosa non so ma fatto sta che ha funzionato. Le coppie si sono formate e il lavoro è iniziato. Quasi in silenzio con l’atmosfera carica dell’emozione di tutti che pian piano si è smorzata e avviata su linguaggi che niente avevano a che vedere con la parola o i normali canoni di comunicazione ai quali siamo tutti abituati. Ciò che volevo dallo shiatsu per i nostri ragazzi era un ‘accoglienza fatta di proposte senza richieste, di cammino senza obblighi e senza aspettative prefissate. Un’esperienza del corpo fatta di accoglienza nella sicurezza della coppia ma in parallelo con tutti gli altri, vicini, coinvolti ma senza fraintendimenti…in pratica liberi!

Mi è sembrato davvero interessante veder convergere la relazione sull’attività dal mio punto di vista di educatore con oltre vent’anni di esperienza con questi ragazzi e quella di Davide, responsabile dell’Accademia su concetti molto simili: importanza delle sensazioni derivanti dal corpo, libertà di espressione su diversi canali, professionalità e tecnica sostenuti da spontaneità e affettività che portano ad accogliersi e sostenersi lungo un percorso che si crea volta per volta.

Aspettative non osavamo averne ma speranze sì! Queste sono state ripagate. Tutti i ragazzi partecipano con grande piacere a questi incontri, entrano fiduciosi in Accademia, a volte agitati, a volte dispettosi, ed escono sempre appagati. Uno di loro ha dovuto prima passare settimane ad osservare: prima entrava e si sedeva vicino all’uscita con giubbotto e cappello, poi piano piano, via il cappello, via il giubbotto e alla fine via le scarpe e si è disteso in palestra!

Così V. adolescente tormentato e sempre all’erta ha provato la sincerità di un contatto sereno e senza fraintendimenti, G. sempre teso e “inviolabile” nella sua fisicità ha saputo aprire alla vicinanza e  sperimentare un contatto che non fa paura, N. sfuggente e sempre attento al controllo ha concesso abbastanza fiducia da farsi trattare e guidare, M. sempre travolta dal fiume inarrestabile delle proprie parole ed emozioni ha trovato ascolto e pace in un silenzio che accoglie e che non fa paura perché non si è da soli ma insieme.

Spero proprio che la collaborazione tra A.I.A.B.A. e Shiatsu Do possa continuare a lungo (dalla fine di giugno è iniziato già un secondo gruppo formato da ragazzi del centro di Settignano con ottime prospettive); voglio ringraziare Davide, Barbara, Caterina, Monica, Paolo, Beatrice, Karin, Silvia e tutta l’Accademia di Firenze dell’accoglienza e della curiosità che gli ha spinti ha tentar l’avventura anche davanti ad una diversità che poteva umanamente far paura e tener lontani.

Infine, se è vero che non siamo a caccia di miracoli è anche vero che spero e credo che, come mi ha detto Caterina il corpo mantenga una memoria profonda di ciò che ha provato e che questa possa far parte per sempre del bagaglio dei nostri ragazzi.

Alessandro Cecioni

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